Since it was night
Since it was night they soundly slept up there
toward morning you could see that they were trees
those shapes up on the hill:
silhouettes of trees, big or bigger ones
and also some midsize and some newborn.
Through rustlings of wings and leaves, on waking
they would chatter and signal to each other—
in languages unknown to us, like ours to them.
Then gazing wide with gratitude
they would say good morning to the day
but if a storm was in the air, then there
was restless expectation in their whispers and if icy
winds down from the mountains lashed
don’t worry said the old ones to the big ones
and the big ones to the small ones it will pass.
And when the warring of the sky subsided
and around them all returned to normal—quiet
if some mild zephyr came to visit
or a breeze, then please come in they said, welcoming with the space
between their leaves, the space of welcoming between their branches.
From their vast windows, always open, there would come
a blithe chorus of elder trees and oaks and saplings
of centuries-old olives and elms, a chorus of blithe flutterings, of great
and tiny wings, of young and less young leaves, of every age.
And what if one, if one died?
If what seemed like Sleep was really Death?
Then to guide it on its way
a soundless chorus
would float up from the hill
out to eternity.
(and soon another pale green one would sprout
right in the same spot, or not too far away)
Essendo notte
Essendo notte quieti lassù dormivano
verso mattino vedevi che erano di alberi
le sagome là sulla collina:
profili di alberi grandi e più grandi
e anche di medi e di nuovi nati.
Tramite fruscii di voli e foglie, al risveglio
gli uni con gli altri si scambiavano segnali -
lingue a noi ignote, come del resto le nostre a loro.
Poi con ampi e grati sguardi
al nuovo mattino davano il buongiorno
ma se nell’aria sentivano bufera, inquieto era
nell’attesa il loro bisbigliare e se gelida
li feriva tramontana o grecale
tranquilli dicevano i vecchi ai grandi
e i grandi ai piccoli passerà il male.
Quando poi la guerra del cielo, le armi, erano finite
e tutto attorno a loro tornava come prima - mite
se in visita giungevano zeffiri sereni
o un venticello, prego gli dicevano indicando spazi ospitali
tra foglia e foglia, ospitali spazi tra rami e rami.
Dalle loro immense finestre sempre aperte giungeva allora
un coro lieto di annose querce e di alberelli nuovi
di ulivi centenari e di betulle, lieto coro di voli, di grandi
e minime ali, di giovani e non giovani foglie, di ogni età.
E se una, una moriva?
Se sembrava Sonno ma era Morte?
Allora per accompagnarla
a bocca chiusa un coro
saliva dalla collina
fino all’eternità.
(poi presto ne spuntava un’altra verde chiaro
proprio dove era stata lei, o un po’ più in là)
